Trekking di Primavera - Edizione 2003 - Alta Murgia: tra jazzi e cielo domenica 18 maggio 2003 a cura di Daniela Lovece Partecipanti: G. Bove, V. Manghisi, F. Franzoso, P. Pace, A. Rubino, A. Blonda. Ancora Murgia? Dopo tante escursioni sulla Murgia, dopo esserci persi e ritrovati, dopo aver camminato per ore sotto una pioggia scrosciante, dopo aver cercato invano le tracce di tratturi macinati ormai invisibili, perché, ancora, Murgia? Cos'è che ci chiama in silenzio, dopo anni, spingendoci a farvi ritorno? La Murgia scatena in chi vi si rechi sensazioni contrastanti: la si detesta per il clima inclemente, l'apparente assenza di vita. L'atletico escursionista abituato a conquistare una meta, una vetta, troverà sconclusionato, deprimente l'andare, senza il saluto del viandante, per salite e discese senza approdo, senza la certezza di un arrivo; troppo è forte, però, l'impressione che se ne riceve: uno spazio senza confini, un luogo di solitudine. Soltanto chi voglia trovarsi, dunque perdersi, amerà la Murgia e l'amerà per sempre.
L'escursione Ancora una volta partiamo dalla stazione di Poggiorsini per addentrarci nel cuore di quel triangolo di pietra che va da Corato, ad Altamura, a Spinazzola. Questa Murgia, la più aspra e affascinante, viene frequentata per i motivi più disparati: asparagi, cardoncelli, esercitazioni militari, disarmo di automobili rubate, passeggiate, abigeato. Non possiamo nasconderlo: ogni volta la vista di questi luoghi ci spezza il cuore. Da impervi ed affascinanti campi solcati, a campi di cereali: il feroce spietramento ha cambiato il volto della Murgia. Disorientati scrutiamo le carte e guardiamo il paesaggio: nulla è rimasto dei sentieri indicati, nulla degli agevoli tratturi: si è sacrificata la memoria alla coltivazione di pochi metri di campo. A peggiorare le cose, abbandonati lungo i bordi dei campi occhieggiano flaconi di plastica, contenitori di erbicidi, taniche dal contenuto poco rassicurante. Si rammenta? Abbiamo scritto "l'Alta Murgia è il luogo di formazione della falda acquifera della Provincia di Bari". Si immagini cosa succede alle sostanze chimiche profuse su un territorio calcareo ed intensamente fratturato come quello che ci accingiamo a visitare. Se anni addietro avevamo dato inizio alla nostra avventura con la conquista della Murgia di Lama Torta, percorrendo un giro ad anello attorno al Monte Castello (il Garagnone), se avevamo percorso i sentieri tra il Pulicchio e Preveticelli, se avevamo girato in lungo ed in largo il bosco di Acquatetta adesso, a chiusura di un ciclo che ci ha visti crescere, dividerci, mutare, migrare e ritornare, vogliamo ricomporre le esperienze ed arrivare a Preveticelli da est, da Poggiorsini. Lasciata la stazione ferroviaria (m 450 slm), ci porteremo in quota all'altezza di Jazzo Filieri (m 495 slm), passeremo per l'enorme Jazzo di Cristo e risaliremo il crinale sino a m 619 slm, toccheremo la quota massima della zona a Cisterna Faiano (m 648 slm), poi scenderemo a Cisterna Belvedere (m 637 slm), ancora in leggera discesa sino allo Jazzo Preveticelli (m 629 slm), passeremo a sinistra delle case dell'Ente Riforma, punto di sosta. Si tratta di circa 20 km di percorso, tra andata e ritorno, con pendenze moderate, ma assolutamente assolato. Il sentiero non conosce ombra: si consiglia abbondante provvista d'acqua, cappellino per il sole, camicia con maniche lunghe, pantaloni alla caviglia e calzettoni; parimenti, dotarsi di adeguata protezione in caso di pioggia. Senza contare le soste, si prevede una durata di circa 5 ore. Vuoi saperne di più sulla Murgia? Trasferisci sul tuo computer la scheda dell'escursione completa. (File .pdf - dimensione 55 KB) Cartografia Carta IGM 1:25000 Stazione di Poggiorsini 188 | NO Carta IGM 1:25000 Serra Ficaia 188 | NE Carta IGM 1:50000 Foglio n. 453 Spinazzola Carta IGM 1:50000 Foglio n. 454 Altamura Crediti Grazie a Domenico Racaniello ed a Mimmo Nanna che per primi mi hanno fatto conoscere questi luoghi. Grazie a Gianni Campanella il quale, disponibile e competente, non manca di dare una mano al bisogno. Grazie ad Alberto Scattone, il quale mi ha accompagnata nell'escursione di verifica dei sentieri. (Foto di Pino Pace) |