L'idea
Sin dal giugno 2006 il Gruppo Puglia Grotte è impegnato in sopralluoghi nell'area del Coccovello, complesso montuoso che domina il Golfo di Policastro. L'area ritenuta di meritevole interesse carsico, per l'esattezza, è accentrata in località Acquafredda, tra Maratea e Sapri in provincia di Potenza, Basilicata. Grazie alle ricognizioni eseguite, si è avuto modo di monitorare la maggiore cavità lucana, la
Grotta del Dragone 30B, sulla quale, da decenni, regnano sovrani il mistero e l'ombra dell'incompiuto.
L'obiettivo, dunque, diviene la documentazione e la divulgazione di ricerche ed approfondimenti di natura esplorativa. La necessità, quella di voler dare forma ad un mondo nascosto allo sguardo comune, affinché un numero sempre maggiore di essere umani sia portato a conoscenza di quanto si cela sotto la sua falcata. Un mondo buio, nascosto e talvolta inafferrabile. Motivo per cui si intende adoperare un'investigazione sull'impatto ambientale, quali la storia e le conseguenze di una gestione approssimativa nell'utilizzo delle discariche di rifiuti.
Si prevede, inoltre, di dar vita ad una mostra permanente presso il Museo Speleologico Franco Anelli e ad una esibizione itinerante. Il lavoro, infine, sarà completato dalla selezione delle testimonianze storiche del popolo speleo e civile/autoctono, foto d'epoca e materiale che possa tornare utile allo scopo; tutta la documentazione rinvenuta sarà raccolta ed inserita in una pubblicazione.
Perché
Leggendarie narrazioni accompagnano l'esplorazione della
Grotta del Dragone, a partire dall'anno 1956 ad opera di Pietro Parenzan, fino all'epoca "moderna" della speleologia italiana. L'ultimo ed unico rilievo effettuato porta la firma di Franco Orofino e Carmine Marotta, e l'estensione documentata negli archivi catastali copre i primi 800 metri di grotta; dall'ingresso, 8 metri s.l.m., fino alla sala del lago, presumibilmente 24 metri s.l.m., frequentemente allagata, che circoscrive il raggio d'azione.
L'unica fonte attendibile, per la ricostruzione delle sembianze del Dragone, è la memoria storica di chi, anni fa, è riuscito a muoversi nella sala del lago in condizioni di secca, oltre la quale si nasconde una realtà carsica occulta e inafferrabile. Pare che dalla sala del lago, limite di percorribilità in tempi di piena, ha inizio un lento degradare quasi a livello di falda, segue dunque un andamento in risalita verso un bivio, dal quale si diparte un ramo fossile per circa un paio di chilometri.
Da sempre gli speleologi si sono avvicendati nell'opera di ricognizione, ma spesso, giungendo da regioni d'Italia proibitive per la distanza, i lavori sono stati lenti e difficoltosi, mai portati a termine.
L'ispezione riguarderà l'intera area del Monte Coccovello, col suo centinaio di doline alla sommità, e, a seguito segnalazioni, alcune indagini di ordine ambientale, tramite l'analisi delle acque carsiche che, percorrendo le fratture della roccia, giungono direttamente in mare.