(Dalla prima circolare del 2007)Il Gruppo Puglia Grotte di Castellana-Grotte (BA) è attivo sul territorio con una serie di attività il cui obiettivo è la ricerca, l’esplorazione e la documen tazione di cavità naturali e artificiali. Ha in gestione il Museo Speleologico Franco Anelli delle Grotte di Castellana ed è promotore di eventi e iniziative didattiche di spessore.
Sin dal giugno 2006 il Gruppo Puglia Grotte, in collaborazione con il Gruppo Geo-Speleo Valle del Noce e Catasto Grotte ed Aree Carsiche della Basilicata, è impegnato in sopralluoghi nell’area del Coccovello, ritenuta di meritevole interesse carsico per studi e ricerche di natura speleologica. Grazie alle ricognizioni eseguite, si è avuto modo di monitorare la maggiore cavità lucana, la Grotta del Dragone.
L’obiettivo è quello di documentare e divulgare le ricerche e gli approfondimenti di natura
esplorativa. La necessità, quella di voler dare forma ad un mondo nascosto allo sguardo comune, affinché un numero sempre maggiore di essere umani
sia portato a conoscenza di quanto si cela sotto la sua falcata. Un mondo buio, nascosto e talvolta inafferrabile. Motivo per cui si intende adoperare una ricognizione completa del complesso montuoso che domina il Golfo di Policastro eorientare l’indagine alla valorizzazione del territorio, prevalentemente dal punto di vista ambientale,
patrimonio inestimabile per la Regione Basilicata.
Si prevede, a tal proposito, di dar vita ad una mostra permanente presso il Museo
Speleologico Franco Anelli e ad una esibizione itinerante. Il lavoro, infine,
sarà completato dalla selezione delle testimonianze storiche del popolo speleo e civile/autoctono, foto d’epoca e materiale che possa tornare utile allo scopo; tutta la documentazione rinvenuta sarà raccolta ed inserita in una pubblicazione.
Per ogni informazione ulteriore, si contattino i referenti del Progetto Grotta del Dragone
Giampaolo Pinto e Marilena Rodi.
Per la collaborazione e il supporto logistico, si ringrazia Carmine Marotta, Catasto Grotte ed Aree Carsiche della Basilicata.
La cavità oggetto di studio Leggendarie narrazioni accompagnano l’esplorazione
della Grotta del Dragone, a partire dall’anno 1956 ad opera di Pietro Parenzan, fino al l’epoca “moderna” della speleologia italiana.
L’ultimo rilievo effettuato (1980) porta la firma di Franco Orofino e Carmine Marotta, l’estensione documentata negli archivi catastali copre i primi 800 metri di grotta; dall’ingresso, 8 metri s.l.m., fino alla sala del lago, presumibilmente 24 metri s.l.m., frequentemente allagata, che circoscrive il raggio d’azione. L’unica fonte attendibile, per la ricostruzione delle sembianze del Dragone, è la memoria storica di Carmine Marotta, che, anni fa, è riuscito a muoversi nella sala del lago in condizioni di secca, oltre la quale si nasconde una realtà carsica occulta e inafferrabile.
Pare che dalla sala del lago, limite di percorribilità in tempi di piena, ha inizio un lento
degradare quasi a livello di falda, segue dunque un andamento in risalita verso un bivio, dal quale si diparte un ramo fossile per circa un paio di chilo metri.
Da sempre gli speleologi si sono avvicendati nell’opera di ricognizione, ma spesso, giungendo da regioni d’Italia proibitive per la distanza, i l avori sono stati lenti e difficoltosi, mai portati a termine.
L’ispezione riguarderà l’intera area del Monte Coccovello, col suo centinaio di doline alla sommità, e a seguito segnalazioni, alcune indagini di ordine ambientale, tramite l’analisi delle acque carsiche che, percorrendo le fratture della roccia, giungono direttamente in mare.
Obbiettivi
- Esplorazione e rilievo della Grotta del Dragone
- Monitoraggio delle condizioni ambientali
- Campionamento delle acque
- Studio di microbiologia sui batteri autoctoni
- Studio dei campioni minerali e processo di genesi della roccia
- Documentazione completa